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Non poteva che ripartire da una delle opere liriche piu amate al mondo, e ancor oggi gettonatissima, l’attività artistica della Fondazione del Teatro Verdi di Trieste. La “Traviata”, opera di Giuseppe Verdi, ha inaugugurato ieri la nuova e lunga stagione artistica che ci accompagnerà sino al 2022 del TeatroVerdi dì Trieste. La produzione è quella che nel 2018 trionfò in Giappone. Si tratta della 225 volta che il titolo viene rappresentato a Trieste, la prima volta fu nel 1856. Questa volta però va in scena con un allestimento che ha dovuto tener conto delle molte limitazioni imposte dalle regole per il contenimento del Covid 19. La sfida registica è stata vinta dal regista Mauro Bauduin, napoletano che firma allestimenti in tutto il mondo, e che ha saputo destreggiarsi tra le numerose limitazioni imposte, e dal giovane direttore d’orchestra Michelangelo Mazza che ha portato in platea l’orchestra. Il primo ha dunque regalato uno spazio ampio e dilatato, connotato quanto basta a far rivivere il sapore dell’azione storica Il melodramma in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave è tratto dal dramma “La Dame aux camélias” di Dumas figlio ( che a sua volta si è ispirato ad una storia vera). Più che essenziale pure il mobilio in scena per permettere più ampio spazio d’azione e il rispetto delle regole di distanziamento anche in scena ( un Alfredo e Violetta che non si toccano mai non si era mai visto!). Bauduin si è invece sbizzarrito nel rendere moderni i gesti i protagonisti, come fa Violetta che si spoglia in scena, e si toglie pure le scarpe, indizi di una quotidianità ricercata.
Interessante anche la lettura offerta dal maestro Mazza, alle prese con una resa d’insieme orchestrale diversa dovuta alla diversa collocazione dell’orchestra: valorizza gli archi e minimizza la ritmica per valorizzare voci e melodia.
Buona infine la compagnia di canto vista in scena alla prima, a partire da Ruth Iniesta. Il soprano di Zaragoza ha dato voce e anima all’amore di Violetta Valery, riscaldando la serata e donando espressività alla partitura. Ne emerge una protagonista fresca e appassionata come l’aveva in mente il maestro di Busseto. L’artista spagnola sarà di nuovo in scena il 27 e 29 giugno. Con lei a rivivere i drammi d’amore Marco Ciapponi, un impetuoso Alfredo Germont (27, 29/6e 2/7), e Angelo Veccia nel ruolo del padre Giorgio Germont (27, 29/6 e 2/7)e Dax Velenich (27, 29/6 e 2/7) in quelli di Giuseppe.
A completare la compagnia di artisti anche un ottimo Andrea Binetti (Barone Douphol), e poi Rinako Hara (Flora Bervoix), Elisa Verzier (Annina), Motoharu Takei (Gastone), Giovanni Palumbo (Marchese D’Obigny), (Giuseppe), Damiano Locatelli (Un domestico di Flora), Giuliano Pelizon (Un Commissionario). In scena anche i ballerini solisti Guillermo Alan Berzins e Marijana Tanaskovi? per un allestimento armonioso nel suo insieme.
Come sempre Coro e Orchestra della Fondazione sono un punto di forza dell’ente lirico triestino.
Atteso stasera il debutto anche del secondo cast con Nina Muho (26/VI e 2, 3/VII) nei panni di Violetta, Zi Zhao Guo in quelli di Alfred Germont (26/VI e 3/VII), Giorgio Germont Ernesto Petti (26/6 e 3/7), Hektor Leka (Dottor Grenvil), e Francesco Paccorini (26/VI e 3/VII).
Sicuramente un bella ripresa dell’attività per il Sovrintendente del Teatro Verdi, Stefano Pace, appena nominato direttore generale e artistico dell’Opéra Royal de Wallonie-Liège, incarico che rivestirà da ottobre.
Scritto da: Monica Ferri
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