L’opera popolare per eccellenza Il Rigoletto, di Giuseppe Verdi, è tornata in scena con il suo carico di emozioni oscure e un cast stellare.
Il capolavoro verdiano, nel nuovo allestimento della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste, è stato applaudito ieri sera alla prima dal pubblico che ha apprezzato la qualità del cast e l’allestimento snello ma fedele all’ambientazione verdiana.
A firmarlo Éric Chevalier che ha ideato anche scene. Il regista francese ha puntato a rendere leggibile la pietra miliare della lirica italiana per liberare il carico emotivo che attraverso la musica e le sue celebri arie ( La donna è mobile, “Gualtier Maldè!… Caro nome”, Bella figlia dell’amore, tanto per citare le più famose) quest’opera porta con sé attraverso i secoli.
Ecco allora che sulla scarna pedana mobile di gusto padano – che risolve con semplicità la funzione di dimora del Duca, casa di Rigoletto e quella di Sparafucile – appaiono bramosia e vendetta, amore filiale e lussuria, maldicenza e meschineria, caratteristiche dell’animo che appartengono anche all’uomo contemporaneo.
Alla apparente semplicità di Chevalier si contrappone l’energica conduzione d’orchestra di Valentina Peleggi – che ha dato intensità alla partitura ed esaltato le sonorità più scure conferendo maggior drammaticità alla storia – e l’appropriata eleganza dei costumi ideati da Giada Masi.
Nei panni del titolo un abitué del palcoscenico triestino, il baritono fiorentino Devid Cecconi (8, 10, 14 / 5) che porta da anni il ruolo nei teatri di tutto il mondo con la sua eleganza vocale ma è di casa a Trieste. Il suo Rigoletto, padre sfortunato colpito da una maledizione ricordiamolo, è molto intenso ed espressivo anche scenicamente. Il tenore viterbese Antonio Poli (Duca di Mantova anche l’8, 10, 14 / 5) ), fra i talenti di punta della lirica, ha regalato al suo debutto sul palcoscenico triestino una performance eccellente, con la sua voce adamantina e di tempra intensa, una bella linea del canto e un fraseggio preciso. Poli unisce sapientemente la potenza lirica ( “dove ogni dramma” è un falso diceva Lucio Dalla) e i pianissimi che la partitura richiede.
Voce eccellente, di bella qualità e colore unità a un’ottima tecnica anche quella di Ruth Iniesta (ancora in scena l’8, 10, 14 / 5). Già ammirata nella Traviata nel 2020 al Teatro Verdi dona alla sua Gilda tenerezza e coraggio. Bene anche Abramo Rosalen (Sparafucile) e Anastasia Boldyreva (Maddalena).
Maestro del Coro Paolo Longo. Orchestra, Coro e Tecnici della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste.
Un allestimento pensato dal regista per chi non abbia necessariamente i codici del teatro lirico ma che è apprezzato anche dai melomani.
In scena sino al 14 maggio al Teatro Verdi di Trieste va in scena Rigoletto,
Nel cast anche Carlos Cardoso Duca di Mantova (7, 12 / 5), Stefano Meo Rigoletto (7, 12 / 5), Gilda (Olga Dyadiv (7, 12 / 5), Sparafucile Cristian Saitta (7, 12 / 5). E ancora Maddalena Giovanna Kimika Yamagiwa, ( Maddalena)Il Conte di Monterone Rocco Cavalluzzi, Matteo Borsa Dario Sebastiano Pometti, Il Conte di Ceprano Francesco Musinu, La Contessa di Ceprano/Un paggio della Duchessa Rinako Harae Un usciere di Corte Damiano Locatelli.