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Giunge a Trieste dopo quasi 50 anni l’opera I Capuleti e Montecchi di Bellini nell’allestimento a firma del musicista e regista francese Arnaud Bernard. Lo spettacolo è stato presentato dai vertici del Teatro in una conferenza evento aperta al pubblico. Noto come l’allestimento ‘museo’, che Bernard realizzò dieci anni fa, questa edizione è ampiamente apprezzata per la sua cifra estetica di grande finezza e impatto scenografico. L’allestimento sofisticato, volutamente estetizzante e coltissimo di Bernard – secondo regista-musicista nel cuore della stagione triestina dopo Brockhaus – parte dalla sensazione di contrasto tra la passione narrata dalla musica e la scrittura di un libretto che pare, paradossalmente, temere proprio i contrasti e si pone lontano dalla tensione drammatica shakespeariana.
Sul podio del Teatro Verdi salirà per l’occasione il trevigiano Enrico Calesso, direttore di solida carriera internazionale – da Vienna a Monaco, ma anche alla Fenice e al Maggio Musicale Fiorentino – con un grande rapporto di continuità soprattutto nei paesi di lingua tedesca.
A impreziosire l’opera – quarto appuntamento operistico della stagione giuliana – sarà un cast vocale giovane ed affidabile, perfetto per incarnare una storia eminentemente adolescenziale. A Trieste verrà proposta la vulgata filologicamente corretta con la scelta belliniana del mezzosoprano en travestì per la connotazione più credibilmente adolescenziale che dà al ruolo di Romeo
Nel ruolo femminile vi è l’enfant prodige comasca Caterina Sala, già sul palco della Scala, che a soli 21 anni ha debuttato nel ruolo di Adina al Donizetti Opera Festival. Oggi, a 23 anni, la Sala è considerata fuori da ogni dubbio una delle voci più interessanti e non solo nella sua generazione. Per lei il ruolo di Giulietta, dunque, e si alternerà a Olga Dyadiv mentre i panni di Romeo en travesti saranno indossati dai mezzosoprani Laura Verrecchia, ultima discendente molisana del celebre tenore Mario Lanza, e da Sofia Koberidze.
Composta da Bellini solo in un mese e mezzo per il Carnevale veneziano del 1830, I Capuleti e Montecchi sono un’opera in cui, quasi come in un pastiche settecentesco, trovarono nuova vita arie provenienti da precedenti lavori meno fortunati in una sapiente organizzazione del materiale musicale.
Sottile e a pochi noto è inoltre il legame che unisce il titolo a Trieste, se è vera l’ipotesi che la malattia che portò Bellini precocemente alla morte fu contratta nel 1830, anno di composizione dell’opera, e proprio Trieste fu il motore primo della traslazione delle sue spoglie dal Père Lachaise di Parigi a Catania, grazie al barone Rosario Currò, che viveva a Trieste, primo mecenate di Bellini e artefice del suo ultimo viaggio, come testimonia la preziosa collezione teatrale del Museo Schmidl.
Si replica sino al 5 marzo.
Scritto da: Monica Ferri