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Non c’era proprio un bagno di folla a salutare la reunion dei Decibel che, dopo i sold out registrati a Bergamo e Milano, e ancor prima in terra canadese alla Niagara Falls, venerdì 19 maggio ha fatto tappa all’arena del Casinò Perla di Nova Gorica (Slo). Eppure, il concerto al quale abbiamo assistito, è stata finalmente quell’ occasione che non ti aspetti per ascoltare della musica di ottima qualità, anche grazie alla continua carica di energia e simpatia che ha caratterizzato l’intera serata. Enrico Ruggeri ha presentato così al suo pubblico il suo progetto forse più interessante, nato sui banchi di scuola di un liceo, e interrotto per dedicarsi a una quarantennale carriera musicale di successi da solista. Il poliedrico artista milanese, in compagnia di Silvio Capeccia e Fulvio Muzio – due degli storici fondatori della band – ha offerto il meglio di sé, spaziando dal rock al punk, in un misto di spavalderia, divertimento e dichiarazioni anche roboanti, per un aristocratico piacere di fare parte di una minoranza, perché “la storia sono i pochi e in pochi a farla “. E per chi avesse temuto a una rimpatriata nostalgica tra vecchi amici bisognosi di darsi un tono e incapaci di arrendersi al tempo che passa, la scaletta e soprattutto l’esecuzione grintosa dei brani non hanno dato alcun dubbio sulle reali intenzioni della band di raccontare non solo la loro storia, ma soprattutto la storia del rock. Le canzoni, tutte a produzione Decibel, collegano infatti passato e presente per uno show senza tempo e di grande attualità, un autentico omaggio all’idea nobile e antica del rock, l’occasione di suonare ancora tanta buona musica, senza orpelli, campionature o trucchi di scena. Sono le canzoni di critica e protesta alla società e al consumismo, che ci vogliono ieri come oggi tutti allineati allo stesso modo, uno dei temi centrali dello show, con “Il lavaggio del cervello”, “Fashion” e “Pernod”, mentre “Superstar” affronta il tema dell’imitazione e dell’assurdo, la storia di un fan che uccide una rock star, composta nel 1977, quasi ad anticipare di tre anni l’assassinio di John Lennon per mano di uno squilibrato fan. Ma c’è tempo anche per la poesia, proprio con l’applauditissima “Crudele poesia” e con “La bella e la bestia”, anche questa in chiave rock, il cui testo punta il dito contro la società dell’apparire, mentre un messaggio di speranza all’amore arriva con “L’ultima donna”, perché per Ruggeri, se è vero che “il primo amore non si scorda mai, non è detto che sia stato il più importante, la donna più importante sarà l’ultima, sperando che duri il più a lungo possibile”. Tutte le canzoni, a riscoprire sonorità oramai irripetibili e da troppo tempo sopite, per l’energia dimostrata dai Decibel con il piede sempre sull’acceleratore – in tour ieri anche con Fortunato Saccà al basso, Paolo Zanetti alle chitarre e Alex Polifrone alla batteria – si sono meritate a buon titolo platee sicuramente più numerose e spazi aperti degni di grandi piazze, mentre gli assenti non potranno fare altro che recriminare per aver perso un importante appuntamento con il vecchio rock condito di punk, quello che tanto tempo fa vestiva di nero e sapeva di vero. E si giunge alla conclusione con “Vivo da re”, “Contessa” e “My my generation”, mentre il pubblico si guarda persino stupito, rapito da una performance musicale irripetibile perché inaspettata, a tratti persino fortunatamente snob e non solo in alcune rivendicazioni musicali, con un Ruggeri che, alla soglia dei sessant’anni, è in forma più smagliante che mai. Già, ma la sua è proprio un’altra generazione, la generazione rock.
Roberto Alessio per Radio Punto Zero
Scaletta concerto
Gli anni del silenzio-Superstar-Il jackpot-Il primo livello-Il lavaggio del cervello-La bella e la bestia-Fashion-Indigestione disko-A disagio-Crudele poesia-Noblesse oblige-L’ultima donna- Decibel-Universi paralleli-Pernod-Vivo da re-Contessa-My my generation-
Scritto da: Barbara
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