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I Mille Occhi consegnano il Premio Anno a Vlado Škafar

today22 Settembre 2016

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Giovedì conclusivo per I Mille Occhi che oggi consegnano il meritato Premio Anno uno a un cineasta del nostro tempo al regista sloveno Vlado Škafar. Mentre c’è grande attesa per la serata di premiazione e per la proiezione in anteprima nazionale del film vincitore Mama, arriva una notizia a sorprendere il fedele pubblico del festival. Una perla inaspettata si aggiunge alle visioni di questa XV edizione: nel momento in cui il regista Lav Diaz vince il Leone d’Oro a Venezia, I Mille Occhi vogliono festeggiarlo aggiungendo al programma un film che l’artista concede in anteprima nazionale al festival che da sempre lo sostiene e che lo ha ospitato nel 2007 durante la presentazione nella città lagunare. Cineasta pluripremiato, talento incarnato negli interminabili pianisequenza e stimatissimo artista di un cinema contemplativo in grado di esprimersi soprattutto nelle lunghe durate, Lav Diaz stupisce I Mille Occhi regalando il breve cortometraggio The Day Before the End: diciassette minuti di straniante attesa del disastro carica di speranza per un nuovo inizio. La breve opera di Lav Diaz verrà proiettata in apertura della serata conclusiva di giovedì 22 settembre alle 20.45.
Ma in quest’ultima giornata I Mille Occhi rimangono puntati soprattutto sul giovane regista Vlado Škafar che ha saputo sorprendere con la sua poetica e la sua visione particolarmente originale e consapevole dell’arte cinematografica. Una paziente immersione a fondamento di un rispetto autentico per il cinema da parte di un artista che pone alla base del suo processo creativo la conoscenza approfondita degli attori con l’urgenza di attivarne i lati più misteriosi, e la contemplazione critica del quotidiano al fine di coglierne amorevolmente l’aspetto infinito e straordinario.
L’incontro di oggi con il cinema di Škafar è fissato alle 9.15 con Peterka: leto adlo?itve (Peterka: l’anno decisivo) un documentario che pone il focus sul retroscena umano del percorso che ha portato il campione di salto con gli sci sloveno Primož Peterka a risollevarsi da un periodo di crisi fino a realizzare il suo più grande traguardo. A seguire, il breve Stari most, dodici minuti di pianosequenza sul ponte distrutto di Mostar, tesoro dell’architettura ottomana e uno dei simboli della Bosnia Erzegovina “che una volta c’era e adesso non c’è, che ci sarà di nuovo ma non proprio come una volta” (Vlado Škafar). Un atto teorico di cinema contro la distruzione, nelle parole del direttore Sergio Germani. Se l’incontro con il cinema di Vlado Škafar comincia la mattina al Teatro Miela, l’informale conversazione con il regista è fissata alle 12.00 al Caffè Verdi, assieme agli ospiti Joni Zakonjšek, Mila Lazi?, Sergio M. Grmek Germani, Olaf Möller, Roberto Turigliatto e Gary Vanisian.
Dopo il pranzo I Mille Occhi concludono tutti i percorsi: apre il pomeriggio il film tedesco del 1952 Herz der Welt, diretto da Harald Braun, nel quale si narrano le vicende di Alfred Nobel, inventore della dinamite nonché del prestigioso e omonimo premio, seguito da Cento piccole mamme diretto da Giulio Morelli e Léonide Moguy nel 1952.
Finale in bellezza per la sezione dedicata alla riscoperta dei registi veneti, con Lissia Kalenda ospite in sala alle 18.00. La protagonista di Quando la pelle brucia introdurrà il film che il regista Renato Dall’Ara realizzò nel 1966 sulla vita di provincia e le sue intricate trame di pettegolezzi.
Alle 20.45, dopo la proiezione del film di Lav Diaz, grande finale e consegna del Premio Anno Uno a Vlado Škafar che, insieme al produttore Igor Prin?i?, presenterà il suo Mama, film vincitore proiettato in anteprima nazionale per I Mille Occhi. Ancora due donne protagoniste e come sfondo le Valli del Natisone: una giovane affetta da dipendenze e la madre nel suo disperato tentativo di salvarla. Ma dal film e dalle parole del regista si percepisce come il tema non sia la dipendenza quanto l’alienazione che tale dipendenza provoca, e che porta gli abitanti di questa società a vivere vite parallele, inconsciamente dando via la propria. Mama diventa anche qualcosa di diverso da un film, trascende il mezzo verso la pittura e la poesia, arti molto vicine a un regista come Škafar che continua a cercare instancabilmente il miracolo di nuove nascite di fronte agli occhi e alla camera da presa.
Conclude l’omaggio all’artista il film No?ni pogovori z Mojco (Conversazioni notturne con Mojca), una finestra sul programma notturno della conduttrice radiofonica slovena Mojca Blažej Cirej. Mojca, per dirla con parole di Germani, che “con il suo ascolto dei tremiti della parola …ci ricorda che l’amore muove il cinema anche nelle assenze.”
A far chiudere questi Mille Occhi il capolavoro di Luciano Emmer Belle de nuit.
Cala il sipario su questa edizione: un intenso compleanno di meravigliose totali giornate di visioni per un festival che crede nella forza del cinema e prosegue il discorso cominciato quindici anni fa con l’augurio che mille altri anni come questo ne seguano.

Tutte le proiezioni e gli incontri sono a ingresso libero.

Scritto da: Barbara

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Ma in quest’ultima giornata I Mille Occhi rimangono puntati soprattutto sul giovane regista Vlado Škafar che ha saputo sorprendere con la sua poetica e la sua visione particolarmente originale e consapevole dell’arte cinematografica. Una paziente immersione a fondamento di un rispetto autentico per il cinema da parte di un artista che pone alla base del suo processo creativo la conoscenza approfondita degli attori con l’urgenza di attivarne i lati più misteriosi, e la contemplazione critica del quotidiano al fine di coglierne amorevolmente l’aspetto infinito e straordinario.
L’incontro di oggi con il cinema di Škafar è fissato alle 9.15 con Peterka: leto adlo?itve (Peterka: l’anno decisivo) un documentario che pone il focus sul retroscena umano del percorso che ha portato il campione di salto con gli sci sloveno Primož Peterka a risollevarsi da un periodo di crisi fino a realizzare il suo più grande traguardo. A seguire, il breve Stari most, dodici minuti di pianosequenza sul ponte distrutto di Mostar, tesoro dell’architettura ottomana e uno dei simboli della Bosnia Erzegovina “che una volta c’era e adesso non c’è, che ci sarà di nuovo ma non proprio come una volta” (Vlado Škafar). Un atto teorico di cinema contro la distruzione, nelle parole del direttore Sergio Germani. Se l’incontro con il cinema di Vlado Škafar comincia la mattina al Teatro Miela, l’informale conversazione con il regista è fissata alle 12.00 al Caffè Verdi, assieme agli ospiti Joni Zakonjšek, Mila Lazi?, Sergio M. Grmek Germani, Olaf Möller, Roberto Turigliatto e Gary Vanisian.
Dopo il pranzo I Mille Occhi concludono tutti i percorsi: apre il pomeriggio il film tedesco del 1952 Herz der Welt, diretto da Harald Braun, nel quale si narrano le vicende di Alfred Nobel, inventore della dinamite nonché del prestigioso e omonimo premio, seguito da Cento piccole mamme diretto da Giulio Morelli e Léonide Moguy nel 1952.
Finale in bellezza per la sezione dedicata alla riscoperta dei registi veneti, con Lissia Kalenda ospite in sala alle 18.00. La protagonista di Quando la pelle brucia introdurrà il film che il regista Renato Dall’Ara realizzò nel 1966 sulla vita di provincia e le sue intricate trame di pettegolezzi.
Alle 20.45, dopo la proiezione del film di Lav Diaz, grande finale e consegna del Premio Anno Uno a Vlado Škafar che, insieme al produttore Igor Prin?i?, presenterà il suo Mama, film vincitore proiettato in anteprima nazionale per I Mille Occhi. Ancora due donne protagoniste e come sfondo le Valli del Natisone: una giovane affetta da dipendenze e la madre nel suo disperato tentativo di salvarla. Ma dal film e dalle parole del regista si percepisce come il tema non sia la dipendenza quanto l’alienazione che tale dipendenza provoca, e che porta gli abitanti di questa società a vivere vite parallele, inconsciamente dando via la propria. Mama diventa anche qualcosa di diverso da un film, trascende il mezzo verso la pittura e la poesia, arti molto vicine a un regista come Škafar che continua a cercare instancabilmente il miracolo di nuove nascite di fronte agli occhi e alla camera da presa.
Conclude l’omaggio all’artista il film No?ni pogovori z Mojco (Conversazioni notturne con Mojca), una finestra sul programma notturno della conduttrice radiofonica slovena Mojca Blažej Cirej. Mojca, per dirla con parole di Germani, che “con il suo ascolto dei tremiti della parola …ci ricorda che l’amore muove il cinema anche nelle assenze.”
A far chiudere questi Mille Occhi il capolavoro di Luciano Emmer Belle de nuit.
Cala il sipario su questa edizione: un intenso compleanno di meravigliose totali giornate di visioni per un festival che crede nella forza del cinema e prosegue il discorso cominciato quindici anni fa con l’augurio che mille altri anni come questo ne seguano.

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Ma in quest’ultima giornata I Mille Occhi rimangono puntati soprattutto sul giovane regista Vlado Škafar che ha saputo sorprendere con la sua poetica e la sua visione particolarmente originale e consapevole dell’arte cinematografica. Una paziente immersione a fondamento di un rispetto autentico per il cinema da parte di un artista che pone alla base del suo processo creativo la conoscenza approfondita degli attori con l’urgenza di attivarne i lati più misteriosi, e la contemplazione critica del quotidiano al fine di coglierne amorevolmente l’aspetto infinito e straordinario.
L’incontro di oggi con il cinema di Škafar è fissato alle 9.15 con Peterka: leto adlo?itve (Peterka: l’anno decisivo) un documentario che pone il focus sul retroscena umano del percorso che ha portato il campione di salto con gli sci sloveno Primož Peterka a risollevarsi da un periodo di crisi fino a realizzare il suo più grande traguardo. A seguire, il breve Stari most, dodici minuti di pianosequenza sul ponte distrutto di Mostar, tesoro dell’architettura ottomana e uno dei simboli della Bosnia Erzegovina “che una volta c’era e adesso non c’è, che ci sarà di nuovo ma non proprio come una volta” (Vlado Škafar). Un atto teorico di cinema contro la distruzione, nelle parole del direttore Sergio Germani. Se l’incontro con il cinema di Vlado Škafar comincia la mattina al Teatro Miela, l’informale conversazione con il regista è fissata alle 12.00 al Caffè Verdi, assieme agli ospiti Joni Zakonjšek, Mila Lazi?, Sergio M. Grmek Germani, Olaf Möller, Roberto Turigliatto e Gary Vanisian.
Dopo il pranzo I Mille Occhi concludono tutti i percorsi: apre il pomeriggio il film tedesco del 1952 Herz der Welt, diretto da Harald Braun, nel quale si narrano le vicende di Alfred Nobel, inventore della dinamite nonché del prestigioso e omonimo premio, seguito da Cento piccole mamme diretto da Giulio Morelli e Léonide Moguy nel 1952.
Finale in bellezza per la sezione dedicata alla riscoperta dei registi veneti, con Lissia Kalenda ospite in sala alle 18.00. La protagonista di Quando la pelle brucia introdurrà il film che il regista Renato Dall’Ara realizzò nel 1966 sulla vita di provincia e le sue intricate trame di pettegolezzi.
Alle 20.45, dopo la proiezione del film di Lav Diaz, grande finale e consegna del Premio Anno Uno a Vlado Škafar che, insieme al produttore Igor Prin?i?, presenterà il suo Mama, film vincitore proiettato in anteprima nazionale per I Mille Occhi. Ancora due donne protagoniste e come sfondo le Valli del Natisone: una giovane affetta da dipendenze e la madre nel suo disperato tentativo di salvarla. Ma dal film e dalle parole del regista si percepisce come il tema non sia la dipendenza quanto l’alienazione che tale dipendenza provoca, e che porta gli abitanti di questa società a vivere vite parallele, inconsciamente dando via la propria. Mama diventa anche qualcosa di diverso da un film, trascende il mezzo verso la pittura e la poesia, arti molto vicine a un regista come Škafar che continua a cercare instancabilmente il miracolo di nuove nascite di fronte agli occhi e alla camera da presa.
Conclude l’omaggio all’artista il film No?ni pogovori z Mojco (Conversazioni notturne con Mojca), una finestra sul programma notturno della conduttrice radiofonica slovena Mojca Blažej Cirej. Mojca, per dirla con parole di Germani, che “con il suo ascolto dei tremiti della parola …ci ricorda che l’amore muove il cinema anche nelle assenze.”
A far chiudere questi Mille Occhi il capolavoro di Luciano Emmer Belle de nuit.
Cala il sipario su questa edizione: un intenso compleanno di meravigliose totali giornate di visioni per un festival che crede nella forza del cinema e prosegue il discorso cominciato quindici anni fa con l’augurio che mille altri anni come questo ne seguano.

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Ma in quest’ultima giornata I Mille Occhi rimangono puntati soprattutto sul giovane regista Vlado Škafar che ha saputo sorprendere con la sua poetica e la sua visione particolarmente originale e consapevole dell’arte cinematografica. Una paziente immersione a fondamento di un rispetto autentico per il cinema da parte di un artista che pone alla base del suo processo creativo la conoscenza approfondita degli attori con l’urgenza di attivarne i lati più misteriosi, e la contemplazione critica del quotidiano al fine di coglierne amorevolmente l’aspetto infinito e straordinario.
L’incontro di oggi con il cinema di Škafar è fissato alle 9.15 con Peterka: leto adlo?itve (Peterka: l’anno decisivo) un documentario che pone il focus sul retroscena umano del percorso che ha portato il campione di salto con gli sci sloveno Primož Peterka a risollevarsi da un periodo di crisi fino a realizzare il suo più grande traguardo. A seguire, il breve Stari most, dodici minuti di pianosequenza sul ponte distrutto di Mostar, tesoro dell’architettura ottomana e uno dei simboli della Bosnia Erzegovina “che una volta c’era e adesso non c’è, che ci sarà di nuovo ma non proprio come una volta” (Vlado Škafar). Un atto teorico di cinema contro la distruzione, nelle parole del direttore Sergio Germani. Se l’incontro con il cinema di Vlado Škafar comincia la mattina al Teatro Miela, l’informale conversazione con il regista è fissata alle 12.00 al Caffè Verdi, assieme agli ospiti Joni Zakonjšek, Mila Lazi?, Sergio M. Grmek Germani, Olaf Möller, Roberto Turigliatto e Gary Vanisian.
Dopo il pranzo I Mille Occhi concludono tutti i percorsi: apre il pomeriggio il film tedesco del 1952 Herz der Welt, diretto da Harald Braun, nel quale si narrano le vicende di Alfred Nobel, inventore della dinamite nonché del prestigioso e omonimo premio, seguito da Cento piccole mamme diretto da Giulio Morelli e Léonide Moguy nel 1952.
Finale in bellezza per la sezione dedicata alla riscoperta dei registi veneti, con Lissia Kalenda ospite in sala alle 18.00. La protagonista di Quando la pelle brucia introdurrà il film che il regista Renato Dall’Ara realizzò nel 1966 sulla vita di provincia e le sue intricate trame di pettegolezzi.
Alle 20.45, dopo la proiezione del film di Lav Diaz, grande finale e consegna del Premio Anno Uno a Vlado Škafar che, insieme al produttore Igor Prin?i?, presenterà il suo Mama, film vincitore proiettato in anteprima nazionale per I Mille Occhi. Ancora due donne protagoniste e come sfondo le Valli del Natisone: una giovane affetta da dipendenze e la madre nel suo disperato tentativo di salvarla. Ma dal film e dalle parole del regista si percepisce come il tema non sia la dipendenza quanto l’alienazione che tale dipendenza provoca, e che porta gli abitanti di questa società a vivere vite parallele, inconsciamente dando via la propria. Mama diventa anche qualcosa di diverso da un film, trascende il mezzo verso la pittura e la poesia, arti molto vicine a un regista come Škafar che continua a cercare instancabilmente il miracolo di nuove nascite di fronte agli occhi e alla camera da presa.
Conclude l’omaggio all’artista il film No?ni pogovori z Mojco (Conversazioni notturne con Mojca), una finestra sul programma notturno della conduttrice radiofonica slovena Mojca Blažej Cirej. Mojca, per dirla con parole di Germani, che “con il suo ascolto dei tremiti della parola …ci ricorda che l’amore muove il cinema anche nelle assenze.”
A far chiudere questi Mille Occhi il capolavoro di Luciano Emmer Belle de nuit.
Cala il sipario su questa edizione: un intenso compleanno di meravigliose totali giornate di visioni per un festival che crede nella forza del cinema e prosegue il discorso cominciato quindici anni fa con l’augurio che mille altri anni come questo ne seguano.

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