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Michelangelo Merisi detto “il Caravaggio” o Vittorio Sgarbi? Non è ben chiaro chi sia il vero protagonista dello spettacolo ” Caravaggio”
e se a teatro si va per apprezzare l’arte del primo o l’eloquenza del secondo, o forse per entrambe. Poco importa, in ogni caso quello ospitato a Trieste dal Teatro Bobbio è una spettacolare lectio magistralis che coniuga, arte, storia e contemporaneità – dimostrando che si può fare spettacolo della storia e della critica d’arte – per
due ore e mezza di elegante e raffinato esempio di teatro-narrazione. Vittorio Sgarbi ci sa proprio fare a tener desta a teatro l’attenzione dello spettatore. Condisce di riferimenti contemporanei la vita maledetta del pittore barocco (la cui importanza per l’umanità è stata rivendicata solo nel 1913 da Roberto Longhi). Ed ecco allora l’analogia tra il pittore e Pasolini in primis – di cui colpiscono le analogie in vita e in morte nonché il gusto per i soggetti “da strada”, gustosi paragoni col mondo della politica o dell’attualità (da Rosy Bindi e Berlusconi a Naomi Campbell e Lapo Elkan). A tratti si lancia nelle sue improvvise arringhe spaziando su unioni civili e diritti civili, come il diritto ad essere diversi, dall’expo ai crocefissi nelle scuole alla,vocazione alla bellezza dell’Italia. Ma è quando snocciola gli interessanti confronti pittorici, da Artemisia Gentileschi a Giorgio Morandi, che il personaggio Sgarbi lascia posto al talento della critica artistica italiana. La sua prosa è schietta, cruda, piena di ironia, in ogni caso, condita da immancabili imprecazioni che hanno cotnribuito a creare il personaggio Sgarbi.
Ad ogni conto grazie a lui Caravaggio torna tra noi con la sua vita sregolata e maledetta, la sua frequentazione con ragazzi di vita, cosi pasoliniani ante litteram, e il popolo di strada. La sua arte parimenti schietta, fatta di eccessi e contrasti, è vero e proprio inno alla cruda rappresentazione della realtà, cosi potentemente espressiva e innovativa a tal punto da farsi precursore dell’inquadratura fotografica, del fermo immagine e della sequenza cinematografica.
Dal “Bacchino malato” alla “Fuga in Egitto”, dal “San Paolo caduto da cavallo” ai “Bari” e alla “Maddalena dormiente”, passando per decapitazioni e decollazioni, come quella di “Davide e Golia”‘ che ossessivamente riproduceva nella fase finale della sua breve vita, e in cui egli stesso sceglie di mostrarsi.
L’impianto scenografico dello spettacolo pensato dal regista Angelo Generali, è sobrio ma essenziale ( due strumenti su un piedistallo e una sedia dove ogni tanto Sgarbi riposa) pronto a far rivivere i luoghi e le storie ritratte quattro secoli fa da Caravaggio, il commento musicale dal vivo di Valentino Corvino accompagna gli spettatori in un crescendo di tensione emotiva e impreziosisce lo spettacolo. Le composizioni video di Tommaso Arosi accendono espressioni e pose ritratte da Caravaggio ne evidenzano la sensualità e la passione. Nessuno è più vicino a noi, alle nostre paure, ai nostri stupori, alle nostre emozioni, di quanto non sia Caravaggio.
m.f.
Scritto da: Monica Ferri
alla che Dal Bacchino della dello fare italiana Maddalena noi ogni Rosy Bindi San Paolo scuole soggetti storia Teatro Bobbio Tommaso Arosi tra vita Vittorio Sgarbi
Michelangelo Merisi detto “il Caravaggio” o Vittorio Sgarbi? Non è ben chiaro chi sia il vero protagonista dello spettacolo ” Caravaggio”
e se a teatro si va per apprezzare l’arte del primo o l’eloquenza del secondo, o forse per entrambe. Poco importa, in ogni caso quello ospitato a Trieste dal Teatro Bobbio è una spettacolare lectio magistralis che coniuga, arte, storia e contemporaneità – dimostrando che si può fare spettacolo della storia e della critica d’arte – per
due ore e mezza di elegante e raffinato esempio di teatro-narrazione. Vittorio Sgarbi ci sa proprio fare a tener desta a teatro l’attenzione dello spettatore. Condisce di riferimenti contemporanei la vita maledetta del pittore barocco (la cui importanza per l’umanità è stata rivendicata solo nel 1913 da Roberto Longhi). Ed ecco allora l’analogia tra il pittore e Pasolini in primis – di cui colpiscono le analogie in vita e in morte nonché il gusto per i soggetti “da strada”, gustosi paragoni col mondo della politica o dell’attualità (da Rosy Bindi e Berlusconi a Naomi Campbell e Lapo Elkan). A tratti si lancia nelle sue improvvise arringhe spaziando su unioni civili e diritti civili, come il diritto ad essere diversi, dall’expo ai crocefissi nelle scuole alla,vocazione alla bellezza dell’Italia. Ma è quando snocciola gli interessanti confronti pittorici, da Artemisia Gentileschi a Giorgio Morandi, che il personaggio Sgarbi lascia posto al talento della critica artistica italiana. La sua prosa è schietta, cruda, piena di ironia, in ogni caso, condita da immancabili imprecazioni che hanno cotnribuito a creare il personaggio Sgarbi.
Ad ogni conto grazie a lui Caravaggio torna tra noi con la sua vita sregolata e maledetta, la sua frequentazione con ragazzi di vita, cosi pasoliniani ante litteram, e il popolo di strada. La sua arte parimenti schietta, fatta di eccessi e contrasti, è vero e proprio inno alla cruda rappresentazione della realtà, cosi potentemente espressiva e innovativa a tal punto da farsi precursore dell’inquadratura fotografica, del fermo immagine e della sequenza cinematografica.
Dal “Bacchino malato” alla “Fuga in Egitto”, dal “San Paolo caduto da cavallo” ai “Bari” e alla “Maddalena dormiente”, passando per decapitazioni e decollazioni, come quella di “Davide e Golia”‘ che ossessivamente riproduceva nella fase finale della sua breve vita, e in cui egli stesso sceglie di mostrarsi.
L’impianto scenografico dello spettacolo pensato dal regista Angelo Generali, è sobrio ma essenziale ( due strumenti su un piedistallo e una sedia dove ogni tanto Sgarbi riposa) pronto a far rivivere i luoghi e le storie ritratte quattro secoli fa da Caravaggio, il commento musicale dal vivo di Valentino Corvino accompagna gli spettatori in un crescendo di tensione emotiva e impreziosisce lo spettacolo. Le composizioni video di Tommaso Arosi accendono espressioni e pose ritratte da Caravaggio ne evidenzano la sensualità e la passione. Nessuno è più vicino a noi, alle nostre paure, ai nostri stupori, alle nostre emozioni, di quanto non sia Caravaggio.
m.f.
Scritto da: Monica Ferri
alla che Dal Bacchino della dello fare italiana Maddalena noi ogni Rosy Bindi San Paolo scuole soggetti storia Teatro Bobbio Tommaso Arosi tra vita Vittorio Sgarbi
Michelangelo Merisi detto “il Caravaggio” o Vittorio Sgarbi? Non è ben chiaro chi sia il vero protagonista dello spettacolo ” Caravaggio”
e se a teatro si va per apprezzare l’arte del primo o l’eloquenza del secondo, o forse per entrambe. Poco importa, in ogni caso quello ospitato a Trieste dal Teatro Bobbio è una spettacolare lectio magistralis che coniuga, arte, storia e contemporaneità – dimostrando che si può fare spettacolo della storia e della critica d’arte – per
due ore e mezza di elegante e raffinato esempio di teatro-narrazione. Vittorio Sgarbi ci sa proprio fare a tener desta a teatro l’attenzione dello spettatore. Condisce di riferimenti contemporanei la vita maledetta del pittore barocco (la cui importanza per l’umanità è stata rivendicata solo nel 1913 da Roberto Longhi). Ed ecco allora l’analogia tra il pittore e Pasolini in primis – di cui colpiscono le analogie in vita e in morte nonché il gusto per i soggetti “da strada”, gustosi paragoni col mondo della politica o dell’attualità (da Rosy Bindi e Berlusconi a Naomi Campbell e Lapo Elkan). A tratti si lancia nelle sue improvvise arringhe spaziando su unioni civili e diritti civili, come il diritto ad essere diversi, dall’expo ai crocefissi nelle scuole alla,vocazione alla bellezza dell’Italia. Ma è quando snocciola gli interessanti confronti pittorici, da Artemisia Gentileschi a Giorgio Morandi, che il personaggio Sgarbi lascia posto al talento della critica artistica italiana. La sua prosa è schietta, cruda, piena di ironia, in ogni caso, condita da immancabili imprecazioni che hanno cotnribuito a creare il personaggio Sgarbi.
Ad ogni conto grazie a lui Caravaggio torna tra noi con la sua vita sregolata e maledetta, la sua frequentazione con ragazzi di vita, cosi pasoliniani ante litteram, e il popolo di strada. La sua arte parimenti schietta, fatta di eccessi e contrasti, è vero e proprio inno alla cruda rappresentazione della realtà, cosi potentemente espressiva e innovativa a tal punto da farsi precursore dell’inquadratura fotografica, del fermo immagine e della sequenza cinematografica.
Dal “Bacchino malato” alla “Fuga in Egitto”, dal “San Paolo caduto da cavallo” ai “Bari” e alla “Maddalena dormiente”, passando per decapitazioni e decollazioni, come quella di “Davide e Golia”‘ che ossessivamente riproduceva nella fase finale della sua breve vita, e in cui egli stesso sceglie di mostrarsi.
L’impianto scenografico dello spettacolo pensato dal regista Angelo Generali, è sobrio ma essenziale ( due strumenti su un piedistallo e una sedia dove ogni tanto Sgarbi riposa) pronto a far rivivere i luoghi e le storie ritratte quattro secoli fa da Caravaggio, il commento musicale dal vivo di Valentino Corvino accompagna gli spettatori in un crescendo di tensione emotiva e impreziosisce lo spettacolo. Le composizioni video di Tommaso Arosi accendono espressioni e pose ritratte da Caravaggio ne evidenzano la sensualità e la passione. Nessuno è più vicino a noi, alle nostre paure, ai nostri stupori, alle nostre emozioni, di quanto non sia Caravaggio.
m.f.
Scritto da: Monica Ferri
alla che Dal Bacchino della dello fare italiana Maddalena noi ogni Rosy Bindi San Paolo scuole soggetti storia Teatro Bobbio Tommaso Arosi tra vita Vittorio Sgarbi
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