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Nel primo anno di operatività, il progetto eAqua ha avuto un impatto al di là delle aspettative sulle perdite di rete. Benefici anche sui consumi energetici. Entro metà del 2017 sarà smart anche il ciclo fognario e depurativo.
Perdite di rete dal 45% al 42%: avviato un ciclo virtuoso
Ha concluso il primo anno a regime il progetto eAqua, implementato da AcegasApsAmga per rendere più intelligente e risparmiosa la rete idrica triestina. E i risultati ottenuti sono andati ben al di là delle più rosee aspettative. Nel 2015, grazie a eAqua, è stata evitata la dispersione in rete di ben 6 miliardi di litri d’acqua potabile, a fronte dei 3 miliardi stimati a inizio 2015 come target annuale: di fatto, il doppio. In termini pratici, l’equivalente di 4 miliardi di bottiglie da un litro e mezzo d’acqua minerale. Trieste dunque, pur con perdite di rete ancora alte in senso assoluto (circa il 42%), ha potuto abbattere tale percentuale di ben 3 punti percentuali lo scorso anno, avviando un percorso virtuoso che si pone l’obbiettivo di abbattere la soglia del 40% di perdite di rete entro la fine del 2016. Un risultato soprattutto in considerazione dell’orografia di Trieste e della vetustà delle rete idrica ottocentesca.
In cosa consiste il progetto eAqua: controllo totale del ciclo idrico
eAqua si prefigge di monitorare e controllare l’intero ciclo idrico della città dal momento della captazione dell’acqua dalle sorgenti, fino alla sua restituzione all’ambiente a valle della depurazione.
Nel 2015 è entrata a regime la prima parte del progetto, quella inerente i circa 1.100 km di rete d’acquedotto (l’acqua potabile che dalle sorgenti arriva nelle abitazioni). L’obiettivo è apparentemente molto semplice: dissetare i triestini immettendo meno acqua nelle condotte. Ciò avviene grazie a due elementi: la riduzione delle perdite di rete e la gestione efficiente della pressione d’esercizio nelle condotte.
Come ti riduco le perdite: la distrettualizzazione della rete
Il lavoro sviluppato fra 2014 e 2015 dall’ingegneria idrica AcegasApsAmga, in collaborazione con i comuni dell’area triestina, ha suddiviso virtualmente e fisicamente (distrettualizzare, tecnicamente) la rete idrica di Trieste, San Dorligo Della Valle, Duino-Aurisina e Muggia in 78 distretti e sottodistretti. Il distretto è una zona urbana a cui sottende una porzione limitata di rete (20 km circa) nella quale viene costantemente monitorato in real time il percorso dell’acqua, da cui diramano tante condotte secondarie. L’acqua esce poi da quella zona attraverso un’altra condotta principale. Sono così stati installati misuratori di pressione e portata idrica in entrata e in uscita da ogni distretto. Una sorta di porta d’accesso fisica e virtuale in grado di comunicare in tempo reale il consumo di acqua di un’area molto localizzata. I dati affluiscono poi su un software che li rappresenta su cartografia e, soprattutto, li elabora confrontandoli con il consumo medio notturno di ciascun distretto, che rappresenta il minimo consumo di ogni area. Se, rispetto a tale indicatore, vengono rilevati consumi superiori, significa che probabilmente nella zona c’è una perdita. A quel punto è possibile inviare sul posto tecnici specializzati che con i “geofoni” (strumenti che “ascoltano” il rumore dell’acqua nei tubi riuscendo a rilevare le discontinuità), sono in grado di individuare molto velocemente la perdita, con un’approssimazione di alcuni metri. I risultati del primo anno di attività hanno, come detto, superato le attese. Nel 2014 nella rete di Trieste sono stati dispersi in rete ogni giorno 60 mc d’acqua per ogni km di condotte. Nel 2015 si è scesi a 45 mc, con un risparmio di ben 15 mc. Moltiplicando tale valore per i 365 giorni dell’anno e per i 1.100 km di rete cittadina, si arriva alla considerevole cifra di 6 milioni di mc, vale a dire 6 miliardi di litri d’acqua risparmiati in un anno.
Grazie al monitoraggio garantito dai distretti si riesce anche a conoscere esattamente il “giro dell’acqua”, vale a dire i flussi in salita e discesa nella rete cittadina e le diverse pressioni a cui le tubature di ogni zona sono sottoposte. Così diventa possibile di convogliare l’acqua a determinate zone della città, attingendola da aree a pressione più bassa.
Meno pressione in rete e calo dei consumi energetici
Avendo nelle tubazioni meno acqua, grazie alla riduzione delle perdite di rete e all’ottimizzazione dei flussi idrici, la pressione complessiva nella rete idrica della città si è abbassata sensibilmente. In questo modo, oltre a stressare meno le condotte, riducendo il rischio di rotture, si riesce a conseguire anche un notevole risparmio energetico. In una città caratterizzata da elevati dislivelli, le pompe elettriche che alzano l’acqua verso monte, assorbono molta energia elettrica (oltre 32.000 MW/h nel 2015). Essendo presente meno acqua nelle tubazioni, è chiaro che il lavoro delle pompe diminuisce molto. La stima annua di risparmio è di circa 2.000 MWh annui. Ciò determina non solo minori costi di gestione del servizio, ma anche un beneficio ambientale quantificabile in circa 800 tonnellate di CO2 in meno immesse in atmosfera.
La maggiore efficienza energetica del ciclo idrico Triestino è stata, per AcegasApsAmga, uno degli elementi decisivi per l’ottenimento, a fine 2015, della certificazione energetica ISO 50001.
I prossimi passi di eAqua: entro fine 2016 anche le fogne saranno intelligenti
Messa a regime la prima parte del progetto, il team di eAqua sta però continuando il lavoro per estendere la distrettualizzazione e la modellazione anche alla rete fognaria e agli impianti di depurazione. L’obiettivo in questo caso è duplice: da un lato prevenire gli allagamenti in città, dall’altro migliorare l’efficienza operativa ed energetica dei depuratori, diminuendo l’acqua pulita (di mare o piovana) che arriva inutilmente agli impianti, peggiorandone le performance. Entro la fine dell’anno sarà a regime la suddivisione in 16 distretti della rete fognaria cittadina, mentre entro il 2017 entreranno all’interno di eAqua anche i depuratori di Servola e Zaule.
Scritto da: rpz
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