Uno spettacolo intenso, una narrazione stringente. “Scintille” in scena sino a domenica al Politeama Rossetti di Trieste, è uno di quegli spettacoli di drammaturgia storica che si ispira alla cronaca nera.
Uno spettacolo cucito addosso alla bravissima Laura Curino (Premio Ubu e tanto altro nella sua lunga e prestigiosa carriera) che regala una grande prova attoriale. Ci porta dentro una realtà di sfruttamento e fatica, di emigrazione e ingiustizia. E di donne. Siamo in America dentro all’ottavo piano di un grattacielo a New York, il laboratorio della Triangle Shirtwaist Factory. Qui il il 25 marzo 1911 morirono 146 giovani donne.
Il testo e la regia di Laura Sicignano è efficace nella forza della sua narrazione. La messinscena è sobria ma accurata: tre postazioni, macchine da cucire, ferri da stiro, stoffe, camicie. In questo spazio essenziale, illuminato dalle belle luci di Tiziano Scalo, Laura Curino si muove, con gesti ricchi di fascino, e racconta un’epopea di lavoro faticoso e mal pagato, in fabbrica. In poco più di un’ora di spettacolo, si fa in quattro. È Caterina, immigrata madre di due giovani, ma è anche Lucia, la primogenita piena di speranze e la secondogenita timida Rosa. E poi è Dora, la sfrontata giovane russa che osa alzare la testa. In una scena essenziale a poco a poco il racconto prende vita, le storie si intrecciano con una naturalezza che ci inchioda li, all’ottavo piano. Lo spettacolo è una denuncia e un monito insieme a non dimenticare la dignità del lavoro e il valore della vita. Perché anche oggi, come allora, si muore sul lavoro per il “vil denaro”.
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