Al Rossetti di Trieste Peter Bence ha dato il meglio di sé per la seconda tappa del suo tour italiano. Talento, grinta, umorismo e simpatia: la sua formula è racchiusa in queste quattro parole, quattro qualità che lo hanno reso famoso in tutto il mondo e che ha riproposto anche nel concerto triestino. Diciotto i brani in scaletta, sapientemente scelti tra composizioni originali e gli arrangiamenti di celebri cover che lo hanno reso famoso (e virale): da “Cry me a river” di Justin Timberlake, con cui Bence ha aperto la serata, a “Bad” di Michael Jackson, da “Cheap Thrills” di Sia, a “Don’t stop me now” dei Queen, solo per citarne alcune, rivelando un talento capace di spaziare tra generi diversi: dai brani più intimisti, e suonati in “assolo”, a quelli più pop, supportati da ritmiche basi musicali con con cui pare giocare nel rincorrersi delle note.
Ventisei anni appena, il pianista e compositore è già un consumato professionista nonché intrattenitore dalla parlantina sciolta, totalmente a suo agio con il pubblico. Il nuovo fenomeno mondiale della musica di contaminazione tra classica e pop, ha affascinato i suoi fan offrendo un’ora e mezza di spettacolo raffinato, solo sul palcoscenico. Supportato esclusivamente da un’ottima regia luci – capace di esaltare il suo innato ritmo musicale e l’energia che infonde al pianoforte – sotto le sue mani (e non solo), capaci di vittuosismi frenetici, lo strumento diventa moderno quanto una tastiera elettronica e altrettanto espressiva.
Alla fine, come bis, sceglie “Silent Night” per augurare un sereno Natale a tutti nella splendida cornice del Politeama, davanti ad un pubblico internazionale che gli ha regalato sold out e standing ovation finale.