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Brovada e Muset, le tradizioni culinarie del Friuli a Radio Chef
In fin dei conti ce lo meritiamo. Marco Travaglio con la consueta garbata e graffiante ironia non ce lo manda a dire: davanti una classe politica di inetti e una, quella giornalistica, di lecchini siamo cloroformizzati.
In “Slurp- Vent’anni di Lecchini, Lecconi & Leccalecca al servizio dei potenti che ci hanno rovinato” – ultima fatica teatrale arrivata anche a Trieste, il 17 dicembre scorso, unica tappa al Teatro Contrada – Marco Travaglio, novello custode della memoria nazionale, attacca politici e giornalisti, con il suo stile garbatamente irrefrenabile, misurato e preciso. I piú conosciuti del panorama italiano non sfuggono alla sua impietosa analisi, alla ricerca della “coerenza perduta”, che evidenzia le tappe storiche che hanno portato il paese alla deriva. O meglio, come un sarto accorto che lega e cuce Travaglio evidenzia anche come, attraverso una serie di ” golpe bianchi”, lo hanno indirizzato in una ben precisa direzione, con il beneplacito di molta della stampa italiana.
Insomma la linea del direttore del “Fatto Quotidiano” è cosa nota e risaputa. Ma la forza dello spettacolo- che porta la regia di Valerio Binasco- nasce dalla piacevolezza narrativa di una mente arguta e pungente – non costretta dai sincopati ritmi televisivi – graffiante quanto uno spadaccino e ironica come un comico, capace di collegare fatti e misfatti dell’ex Bel Paese. Grazie anche alla bravura di Giorgia Salari, capace di riportare con garbo e tanta ironia molte delle incredibili frasi di prestigiose firme italiane, le due ore e mezza di spettacolo scivolano via animate dai material fotografico tra cui frammenti di cronaca dell’Istituto Luce. Si parte dunque dagli anni Venti del Novecento e dalla propaganda del Minculpolp per il Duce per un irriverente confronto con l’ex premier Renzi. Rivive poi il grigiore della Prima Repubblica, gli anni scoppiettanti di Tangentopoli, e il lucicchio del ventennio berlusconiano, per arrivare sino a Gentiloni. Anni accompagnati in ogni caso da un vortice di conformismo, piaggeria e creduloneria, che rasentano l’autolesionismo, di un paese sull’orlo del baratro.
Travaglio come di consueto non risparmia nessuno. Non si salvano neanche le piú alte cariche dello Stato, i presidenti della Repubblica, da Ciampi e Napolitano – definito affertuosamente Re Giorgio – a Sergio Mattarella, capo dello Stato. Cosí, divertente ma non scontato,, Travaglio arriva dritto al sodo e ci invita, con uno slancio di maggior consapevolezza, a vigilare sull’informazione italiana, a tirar fuori l’orgoglio nazionale per non farci menare poi così tanto, e cosí spudoratamente, per il naso.
Scritto da: Monica Ferri
anni Bel Paese che cos dalla della dicembre Fatto Quotidiano Giorgia Salari Istituto Luce italiana la linea Lecconi Leccalecca pi politici Prima Repubblica scorso Sergio Mattarella spettacolo Teatro Contrada Trieste tutti unica
In fin dei conti ce lo meritiamo. Marco Travaglio con la consueta garbata e graffiante ironia non ce lo manda a dire: davanti una classe politica di inetti e una, quella giornalistica, di lecchini siamo cloroformizzati.
In “Slurp- Vent’anni di Lecchini, Lecconi & Leccalecca al servizio dei potenti che ci hanno rovinato” – ultima fatica teatrale arrivata anche a Trieste, il 17 dicembre scorso, unica tappa al Teatro Contrada – Marco Travaglio, novello custode della memoria nazionale, attacca politici e giornalisti, con il suo stile garbatamente irrefrenabile, misurato e preciso. I piú conosciuti del panorama italiano non sfuggono alla sua impietosa analisi, alla ricerca della “coerenza perduta”, che evidenzia le tappe storiche che hanno portato il paese alla deriva. O meglio, come un sarto accorto che lega e cuce Travaglio evidenzia anche come, attraverso una serie di ” golpe bianchi”, lo hanno indirizzato in una ben precisa direzione, con il beneplacito di molta della stampa italiana.
Insomma la linea del direttore del “Fatto Quotidiano” è cosa nota e risaputa. Ma la forza dello spettacolo- che porta la regia di Valerio Binasco- nasce dalla piacevolezza narrativa di una mente arguta e pungente – non costretta dai sincopati ritmi televisivi – graffiante quanto uno spadaccino e ironica come un comico, capace di collegare fatti e misfatti dell’ex Bel Paese. Grazie anche alla bravura di Giorgia Salari, capace di riportare con garbo e tanta ironia molte delle incredibili frasi di prestigiose firme italiane, le due ore e mezza di spettacolo scivolano via animate dai material fotografico tra cui frammenti di cronaca dell’Istituto Luce. Si parte dunque dagli anni Venti del Novecento e dalla propaganda del Minculpolp per il Duce per un irriverente confronto con l’ex premier Renzi. Rivive poi il grigiore della Prima Repubblica, gli anni scoppiettanti di Tangentopoli, e il lucicchio del ventennio berlusconiano, per arrivare sino a Gentiloni. Anni accompagnati in ogni caso da un vortice di conformismo, piaggeria e creduloneria, che rasentano l’autolesionismo, di un paese sull’orlo del baratro.
Travaglio come di consueto non risparmia nessuno. Non si salvano neanche le piú alte cariche dello Stato, i presidenti della Repubblica, da Ciampi e Napolitano – definito affertuosamente Re Giorgio – a Sergio Mattarella, capo dello Stato. Cosí, divertente ma non scontato,, Travaglio arriva dritto al sodo e ci invita, con uno slancio di maggior consapevolezza, a vigilare sull’informazione italiana, a tirar fuori l’orgoglio nazionale per non farci menare poi così tanto, e cosí spudoratamente, per il naso.
Scritto da: Monica Ferri
anni Bel Paese che cos dalla della dicembre Fatto Quotidiano Giorgia Salari Istituto Luce italiana la linea Lecconi Leccalecca pi politici Prima Repubblica scorso Sergio Mattarella spettacolo Teatro Contrada Trieste tutti unica
In fin dei conti ce lo meritiamo. Marco Travaglio con la consueta garbata e graffiante ironia non ce lo manda a dire: davanti una classe politica di inetti e una, quella giornalistica, di lecchini siamo cloroformizzati.
In “Slurp- Vent’anni di Lecchini, Lecconi & Leccalecca al servizio dei potenti che ci hanno rovinato” – ultima fatica teatrale arrivata anche a Trieste, il 17 dicembre scorso, unica tappa al Teatro Contrada – Marco Travaglio, novello custode della memoria nazionale, attacca politici e giornalisti, con il suo stile garbatamente irrefrenabile, misurato e preciso. I piú conosciuti del panorama italiano non sfuggono alla sua impietosa analisi, alla ricerca della “coerenza perduta”, che evidenzia le tappe storiche che hanno portato il paese alla deriva. O meglio, come un sarto accorto che lega e cuce Travaglio evidenzia anche come, attraverso una serie di ” golpe bianchi”, lo hanno indirizzato in una ben precisa direzione, con il beneplacito di molta della stampa italiana.
Insomma la linea del direttore del “Fatto Quotidiano” è cosa nota e risaputa. Ma la forza dello spettacolo- che porta la regia di Valerio Binasco- nasce dalla piacevolezza narrativa di una mente arguta e pungente – non costretta dai sincopati ritmi televisivi – graffiante quanto uno spadaccino e ironica come un comico, capace di collegare fatti e misfatti dell’ex Bel Paese. Grazie anche alla bravura di Giorgia Salari, capace di riportare con garbo e tanta ironia molte delle incredibili frasi di prestigiose firme italiane, le due ore e mezza di spettacolo scivolano via animate dai material fotografico tra cui frammenti di cronaca dell’Istituto Luce. Si parte dunque dagli anni Venti del Novecento e dalla propaganda del Minculpolp per il Duce per un irriverente confronto con l’ex premier Renzi. Rivive poi il grigiore della Prima Repubblica, gli anni scoppiettanti di Tangentopoli, e il lucicchio del ventennio berlusconiano, per arrivare sino a Gentiloni. Anni accompagnati in ogni caso da un vortice di conformismo, piaggeria e creduloneria, che rasentano l’autolesionismo, di un paese sull’orlo del baratro.
Travaglio come di consueto non risparmia nessuno. Non si salvano neanche le piú alte cariche dello Stato, i presidenti della Repubblica, da Ciampi e Napolitano – definito affertuosamente Re Giorgio – a Sergio Mattarella, capo dello Stato. Cosí, divertente ma non scontato,, Travaglio arriva dritto al sodo e ci invita, con uno slancio di maggior consapevolezza, a vigilare sull’informazione italiana, a tirar fuori l’orgoglio nazionale per non farci menare poi così tanto, e cosí spudoratamente, per il naso.
Scritto da: Monica Ferri
anni Bel Paese che cos dalla della dicembre Fatto Quotidiano Giorgia Salari Istituto Luce italiana la linea Lecconi Leccalecca pi politici Prima Repubblica scorso Sergio Mattarella spettacolo Teatro Contrada Trieste tutti unica
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