Aprono e chiudono il percorso espositivo le “finestre” di Anotherview. A ridosso tra l’arte e il design, le finestre concepite da Marco Tabasso, Tatiana Uzlova e Robert Andriessen sono in realtà opere capaci di stravolgere l’architettura degli spazi museali e domestici, di mettere in scena sorprendenti trabocchetti concettuali regalando visioni spiazzanti e sorprendenti. Visioni di lunga durata, che registrano il lento scorrere temporale d’intere giornate, in uno stesso luogo, dove la natura muta e l’uomo passa, con le sue azioni, i suoi oggetti e i suoi attrezzi. Sono finestre che si aprono verso l’esterno, ma che in mostra dialogano con interni travestiti da paesaggio, per moltiplicare la percezione di quel “verde respiro” che abita l’animo umano. Di verde si tingeranno le sale di Palazzo Elti con le opere di Piero Gilardi che in cinquant’anni di attività si è distinto nel panorama internazionale con progetti dal sapore leonardesco, dalle “Macchine per il futuro”ai Tappeti-natura, dalle installazioni interattive ai Sassi Pulsanti, che con attenzione anche ai materiali e alle tecnologie intrecciano un intenso dialogo fra arte e vita, entro il quale l’oggetto artistico va vissuto, condiviso, partecipato. Un dialogo sul “fare”, confluito nella fondazione del PAV, il Parco Arte Vivente di Torino, Centro sperimentale d’arte contemporanea che comprende un sito espositivo all’aperto, un museo interattivo ed esperienze laboratoriali. Con Gilardi è la natura a divenire oggetto di attenta osservazione e ri-costruzione oggettuale di costiere, spiagge, fiumi, boschi… dettagliati in palme, fiori, frutti, foglie, rami verdeggianti, inceneriti o innevati, che fiancheggiano, come un tappeto naturale, la strada per un ginnico percorso, condotto in corsa, a piedi, con la moto o la bici, nel verde respiro che amplifica il circuito sanguigno e il battito cardiaco, elevati a colonne sonore dell’azione coreutica. Ancora verde, con i dipinti di Antonio Bardino, sardo ma udinese d’adozione, che s’immerge nella natura cogliendone il suo aspetto transitorio e laterale, passato al vaglio di un trascinamento emozionale in cui il senso della precarietà è restituito in immagini stra-ordinarie. Tra visione retinica e memoria del paesaggio, si aprono ampi scenari in cui le piante d’appartamento si tramutano in bosco o la sintesi di un banale scorcio quotidiano si trasla in memoria sensoriale di una passeggiata in verdi orizzonti sconfinati. Entro l’allestimento scenografico firmato da Belinda De Vito, che enfatizza l’atmosfera della rigogliosa natura perenne creata da Gilardi e Bardino, le opere di Chris Gilmour– inglese vissuto a Udine e ora residente a Manchester – suggeriscono un salutare percorso sportivo che dalla bicicletta alla moto Chopper mette in scena l’attraversamento del paesaggio nel recupero dell’originario sentiero d’incontro fra uomo e natura. Già a partire dalla radicale scelta di un unico materiale per la realizzazione delle sue sculture dal sapore ecologista: il cartone riciclato, con il quale è in grado di riprodurre anche il minimo dettaglio di qualsiasi oggetto, secondo un credo che l’ha condotto a dirigere laboratori creativi per infondere tale consapevolezza nelle nuove generazioni.Con la moto e la bici Gilmour s’insinua nella natura suggerendo un attraversamento sportivo, condotto dal brivido della corsa in cui primeggia il protagonismo del corpo in simbiosi con gli oggetti/veicoli. Ma poi suggerisce una pausa alla velocità, con la bicicletta appoggiata al muro per adottare lo sguardo lento e meditativo innanzi all’installazione Wildlife, nata osservando gli uccelli nelle postazioni da birdwatching all’Isola della Cona, nella Riserva Naturale della foce dell’Isonzo. A fare da contraltare all’ampio percorso nel verde, simbolicamente chiusa in bacheche, affiorerà la dimensione lillipuziana del ciclo di opere. La vita dei campi d iLuigina Tusini. Operativa al confine tra arte visiva e performativa, propone piccole zolle di camposanto vissute da scene di vita quotidiana, chen arrano di scena in scena la relazione fra uomo e oggetti d’uso immersi nel verde restituito alla vita.
Inaugurazione: sabato 25 maggio 2019, ore 18.30
Museo Civico di Palazzo Elti Gemona del Friuli (UD) 26 maggio — 7 luglio 2019
Orario: tutti i giorni dalle 9.30 – 12.30 e 15 – 18.30
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