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Cultura Spettacoli

Pagliacci/ Al Mulino trionfa a Trieste

today11 Giugno 2022

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Chiude in bellezza  la stagione del TeatroVerdiTs. Un insolito dittico, accomuna per la prima volta “Pagliacci” di Leoncavallo e, in prima mondiale, “Al Mulino” di Respighi.  Due opere brevi che non potrebbero affrontare in modo  piu diverso tra loro il binomio di Amore/Morte  come sottolineato  dal  gran  lavoro registico  che firma i due nuovi allestimenti del Teatro Verdi di Trieste. Per il primo, “Pagliacci”, titolo che al Verdi di Trieste  mancava dal 2003, manifesto dell’amore possessivo che mette insieme, amore, morte, odio e gelosia, Victor Garcia Sierra – tra i piu interessanti registi dell’ultima generazione di ritorno a Trieste – realizza, in contrasto, un allestimento giocoso, coloratissimo,  ricco (al limite dell’ horror vacui) e pieno di incanto. Ecco allora  cavalli, giostre, mongolfiere, acrobati, ballerini e clown. Il tutto ricrea  un clima circense e allegro  che fa da sfondo alla tragica storia d’amore di Nedda, evidenziato dai coloratissimi costumi ideati da Giada Masi. D’altra parte le tragedie succedono anche là dove meno te le aspetti.

Un allestimento attualissimo che accompagna l’ arcobaleno di sentimenti dell’opera breve verista,  evidenzia il lato umano dei personaggi-  con echi che fanno venire in mente inevitabilmente Fellini – e che si colloca rispettosamente dentro le convenzioni e la tradizione. Sul palcoscenico brilla un cast che ha offerto una qualità interpretativa molto apprezzata  dal pubblico con scroscianti applausi finali un insieme vocalmente potente. Tra essi il soprano Valeria Sepe (Oscar della lirica 2016), per la prima volta  a Trieste, porta in scena  una splendida Nedda calda e appassionata. Elevata è la sua capacita interpretativa assieme alla qualità del canto che pareggia l’ottima interpretazione di Amadi Lagha. Il tenore  franco tunisino, dotato anche lui di intensità e volume,  è un appassionato e folle Canio, mentre il baritono Devid Cecconi, nei panni del vendicativo gobbo Tonio, replica il recente successo del suo Rigoletto.

Non potrebbe essere più diversa l’atmosfera di “Al Mulino”  di Ottorino Respinghi, fra i compositori italiani del Novecento storico capace di influire anche su Ennio Morricone. La prima esecuzione mondiale di Trieste – che  dà nuova vita a un ambizioso progetto per questa seconda opera del compositore bolognese, che non era mai stata completata per dissapori con il librettista – mette in scena la partitura completata dal compositore e musicologo Paolo Rosato: mette mani alle musiche e al libretto, resta in contatto con il pensiero musicale di Respighi e rispetta, ricreando,  quella varietà interpretativa già offerta dall’autore. Per quest’operazione complessa  di un’opera inconsueta, per ambientazione e trama, la messa in scena del regista  Daniele Piscopo, per la prima volta a Trieste, sceglie la via della restituzione impressionistica, monocroma, ombrosa e fumosa ma ricca di contrasti tra luci e ombre. Sottolinea lo stato d’animo dei personaggi della vicenda ambientata in Russia nel primo ‘900 dominata dal personaggio di  Aniuska, costretta a subire i sopprusi di qualunque uomo entri nel mulino, posto triste e insicuro, dove abita fino al riscatto finale improvviso quanto terribile.

La  scelta registica rende evidente e costante il sottile clima di violenza psicologica che domina la vicenda che si colloca in uno spazio appena delineato da ampie vetrate, una stufa, qualche cuscino e la gigantesca  ruota del mulino che, grazie alle videoproiezioni che la animano a tratti,  la rendono quasi una commentatrice delle emozioni in scena, simbolo di vita e di morte. Anche in quest’opera breve il cast è di ottima caratura a partire dall’azerbajana, Afag Abbasadova, nei panni della giovane Anjuska e del cinese  Zi Zhao Guo in quelli di Sergio. Entrambi brillano per intensita espressiva e interpretativa assieme a Min Kim, nei panni di Anatolio, unico ad essere presente nei due cast in scena  della serata.

Sul podio si alternano i direttori d’orchestra  Valerio Galli e Fabrizio Da Ros, anche per lui al debutto a Trieste. Entrambi esaltano le partiture loro affidate con l’ottima  interpretazione dell’ Orchestra e del Coro della Fondazione triestina. La serata ha incassato gli applausi scroscianti del pubblico a conferma della qualità e dell’originalità della proposta del VerdiTS.

Si replica al TeatroVerdi di Trieste sino al 18 giugno con due cast

Scritto da: Monica Ferri

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