Curioso che nel centenario della nascita di Benjamin Britten, uno dei più noti compositori inglesi, in Italia, Trieste e a Ravenna, ad un giorno di distanza, rendano omaggio, alla figura del compositore della prima metà del 900 con The rape of Lucrezia, opera contemporanea in soli due atti. Ravenna recuperando un pur felice allestimento del 1999 di Daniele Abbado, mentre il Teatro Verdi di Trieste scommette sui giovani e coraggiosamente punta su una coproduzione con il Teatro nazionale Croato di Spalato e la Fondazione culturale Artemus di Madrid.
Si affida così al giovane ma maturo – come dimostra anche nell’allestimento triestino – talento registico croato di Nenad Glavan, classe 1977, per dare corpo alle sonorità molto caratteristica di Britten, capace di sfruttare in diverse combinazioni precise ed originali sonorità timbriche. Ne esce uno spettacolo, giovane e a tratti estremamente dinamico, che si avvale dei contenuti multimediali preferiti dal regista e da soluzioni sceniche semplici ma efficaci.
Un allestimento raffinato ed equilibrato insieme, decisamente in linea con quanto previsto, all’epoca (era il 1946), da Britten per continuare a far rivivere l’opera pur con mezzi estremeamente contenuti, se si pensa che lo stesso organico voluto dal compositore era di soli 12 esecutori ( portati a 17 nell’allestimento italo-croato).
Bellissima dunque la scenografia girevole, snella e versatile, pensata da Glavan, simbolo dell’universalità dei temi posti da Britten.
Su di essa salgono e scendono, entrano ed escono, scorrono insomma lente, e ovviamente inesorabili, le vicende umane dell’amore romantico e puro di Cornelio e Lucretia, che si intrecciano però con la riflessione che il compositore inglese fa attorno ai valori universali della convivenza civile contro i quali si scagliano le passioni umane, gelosia, invidia, ambizione di potere, lussuria e la stessa crudeltà umana. Sullo sfondo gli orrori del conflitto mondiale che aleggiano sul soggetto di Lucretia. Britten scrisse infatti quest’opera da camera, insieme al librettista Ronald Duncan al suo rientro in Gran Bretagna nel 1945 ispirandosi al dramma di Le viol de Lucrèce di André Obey, tratto a sua volta dalle opere di Tito Livio e da Shakespeare.
Ottima prova del cast, tutto di ottima levatura, a partire dall’intensa e atletica prova di Sara Galli, nel ruolo di Lucrezia, a Marijo Krni?, Collatino, Carlo Agostini, Tarquinio, Alexander Kroener, voce del coro maschile , Katarzyna Medlarska, voce femminile.
Con la collaborazione del giovane team formato da Teresa Acone (costumi), Almira Osmanovi? (coreografia) Sr?an Barbari? (luci), Glavan interpreta l’opera di Britten come tragedia di una donna che viene brutalmente utilizzata per quello che definisce “un rodeo politico cospirativo in pieno stile shakespeariano”.
Completano la compagnia artistica l’Orchestra e il Coro (istruito da Paolo Vero) del Teatro Verdi di Trieste sotto la bacchetta del giapponese Ryuichiro Sonoda.
Un’opera che bisogna ascoltarla per cogliere le raffinatezze orchestrali proposte da Benjamin Britten. Un opera da vedere per apprezzare una nuova generazione di artisti creativi.
Si replica sino al 29 marzo.
di Monica Ferri