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Si respira aria di soddisfazione nel back stage del Teatro Verdi per una una delle storie d’amore più leggendarie “Tristan und Isolde”, leggenda riscritta e musicata da Richard Wagner. Vera e propria sfida voluta dal soprintendente Stefano Paci, per far rivivere uno dei capolavori romantici di tutti i tempi. L’opera, in scena sino al 15 aprile prossimo a Trieste, è infatti il frutto di una nuova produzione dell’ente lirico triestino. Non è facile allestire un titolo così impegnativo e certo, tre ore di musica che fonde alcuni dei principi tradizionali del melodramma con le atmosfere sinfoniche e anticipazioni della musica successiva, leggende medievali e suggestioni filosofiche di matrice shopenaueriana, non sono una passeggiata.
Ma un viaggio sì. Un viaggio dentro il mondo musicale del compositore tedesco, dentro l’amore come forma primigenia dell’esistenza umana, dentro la visione filosofica della vita, dove le anime possono fondersi per sublimarsi nella morte.
A facilitare il viaggio e il confronto con la complessitá del testo e della partitura wagneriana ci ha pensato Guglielmo Ferro. L’abile regista siciliano (figlio di Turi Ferro) ha evidenziato l’essenziale, coadiuvato da Pie Paol Bisleri, che ha svuotato e amplificato lo spazio scenico rendendolo elegante e isolando pochi elementi per creare le atmosfere crepuscolari (tramonti, albe, notturni) specchio esterno degli stati d’animo dei due amanti.
Ne viene fuori un allestimento che ben definisce la dimensione intima e drammatica, grandiosa e universale, della storia, di un amore contrastato certamente, ma ancor piú della precisa welthanshauung wagneriana. che parla, ancora e direttamente, all’uomo contemporaneo.
Tra i punti di forza dell’allestimento la conduzione d’orchestra di Christopher Franklin, alla sua prima volta a confronto con lo spartito in questione. Ha guidato con sicurezza l’Orchestra e il Coro del Verdi, quest’ultimo preparato come sempre dal Maestro del Coro Francesca Tosi.Bryan Register (Tristano) tenore americano dall’impostazione canora ha reso tutta la delirante drammaticità del suo personaggio e in cui Wagner mise anche molta della sua esperienza autobiografica. Non da meno il soprano britannico Allison Oakes è un’intensa e testarda Isotta. Molto apprezzato dal pubblico anche l’interpretazione del basso triestino, Nicolò Ceriani nel ruolo di Kurwenal. Nel ruolo di Re Mark il basso bielorusso Alexey Birkus.
Scritto da: Monica Ferri
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