Una storia ricca di contrasti per una musica colta e scherzosa.
“La fille du régiment”, l’allegra commedia sentimentale scritta in Francia nel 1840 da Gaetano Donizetti – per la settima volta approda al Teatro Verdi di Trieste per parlare di valori eterni, come lealtà e fierezza, saldezza morale, e soprattutto d’amore che supera le convenienze.
L’operà – comique dalla trama sentimentale semplice, in scena sino al 24 febbraio prossimo, ripropone un allestimento che si rifà a quello del 2009 (firmato da Davide Livermore) affidato alla reinterpetazione registica e alle luci di Sarah Schinasi. La giovane talentuosa regista toscana dall’esperienza internazionale, figlia d’arte e allieva di Gian Carlo Del Monaco, cofondatrice di un metodo di supporto al canto per gli artisti, imprime il suo stile energico e cinematografico che riempie il vuoto scenico – essenziale e allusiva la scenografia di Pier Paolo Bisleri – e la scarsa definizione dei personaggi, in adesione ad un genere leggero e ricco di cliché, quello dell’opera romantica d’ambientazione paesana, anticipatrice per certi versi dell’operetta, e ne evidenzia gli aspetti più comici.
A seguirla tutto il cast e il coro, a cui è affidato in gran parte del movimento scenico. Una brillante ed energica Gladys Rossi, nei panni di Maria la figlia adottiva del reggimento francese, e Shalva Mukeria, che nei panni di Tonio interpreta agilmente i nove Do di petto di “Ah mes amis”. Per loro (entrambi al debutto a Trieste) lunghi applausi a scena aperta da parte del pubblico e gli apprezzamenti della critica. Applausi anche per Andrea Borghini (anche lui per la prima volta sul palcoscenico del Verdi) efficace ed elegante nelle panni di Sulpice, Rossana Rinaldi, la Marquise de Berkenfeld, Dario Giorgelè, Hortensius, Giuliano Pelizon, caporale del reggimento e Dax Velenich, un paesano. Gustosi anche i siparietti comici con il bravo Fumiyuki Kato, maestro di piano e il nostro Andrea Binetti, nei panni di una esuberante Duchesse de Krakentorp, che conferiscono quel pizzico di briosità in più allo spettacolo secondo i dettami del genere.
A determinare il successo dell’allestimento ha contribuito anche l’elegante conduzione d’orchestra del giovane direttore d’orchestra sloveno Simon Kre?i?, direttore artistico del teatro di Maribor, che con equilibrio ha interpretato la partitura complessa per quel raccordo tra più generi musicali ed elementi diversi, che la contraddistinguono.
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