Chissà cosa penserebbe Samuel Beckett, autore di “En attendant Godot” della versione che Lello Arena e Massimo Andrei, che ne cura anche la regia, hanno messo in scena del suo capolavoro. Certamente farebbe un sorriso compiaciuto, lui che nel corso del tempo presentò più revisioni del testo e ne modificò la trama per dare “un più confuso ordine alla stessa confusione”.
Lo spettacolo – frutto della coproduzione del Teatro Cilea di Napoli e La Contrada Teatro Stabile di Trieste – forte della traduzione di Carlo Fruttero dona, con accattivante leggerezza, alla drammaturgia del teatro dell’assurdo di Beckett, una intelligente attualizzazione, adattata al gusto contemporaneo e filtrato attraverso la chiave di lettura fatalista della cultura nazional- partenopea. Il tutto diventa così fruibile senza perdere nulla della riflessione del suo autore.
Ai margini della civiltà, in una campagna di periferia Lello Arena e Massimo Andrei, felice coppia attoriale, aspettano invano il loro Gòdot, si pronunciato proprio così come in certa tradizione popolare che storpia tutto. Ma non sono gli unici ostaggi di una moderna inutilità e incertezza, dove gli eventi si ripetono incalzanti e appaiono sempre diversi. Altri personaggi abitano lo spazio-tempo dove ben poco accade, ma dove la parola, unica certezza, si dilata e si fa espressione di sussulti dell’anima, emozioni e sensazioni, unica testimone della vita umana. Il comico e l’assurdo si fondono così in un mondo ormai senza speranza.
Perfetti nelle parti anche Biagio Musella, Elisabetta Romano, Esmeraldo Napodano, Angelo Pepe, Carmine Bassolillo Andrei.
Lo spettacolo è in scena sino a domenica 15 gennaio al Teatro Contrada di Trieste.